I padri dallo sguardo distratto
I padri dallo sguardo distratto ritirano figli a lezione di piano, di danza, di scherma, quando il giorno è finito e manca solo la cena. I padri dallo sguardo distratto salutano agitando il blackberry e subito spostano gli occhi verso il telefono come a dire mi spiace ma mi devono cercare per lavoro. Chiedono veloci com’è andata oggi la scuola e salgono in macchina senza aspettare il tutto ok di ritorno. Ti scompigliano un po’ i capelli se hai preso un bel voto per dire sei forte sei tutto tuo padre. Ti scompigliano un po’ capelli anche se hai preso un tre e mezzo, per dire vabbè sei forte sei tutto tuo padre anche io li ho presi, i miei tre. Ti scompigliano un poco i capelli per non dover trovare parole opportune. E fanno domande di rito per ricevere risposte neutrali. Ti dicono bene se racconti qualcosa. Ti dicono bene se taci. Lasciano pochi silenzi nel mezzo e mettono mani sulle spalle guardando lontano. I padri dallo sguardo distratto a volte hanno lo sguardo attento: li vedi fissarsi, ruotare il capo, ancorare gli occhi a un computer più nuovo, a un culo più fresco, a un’auto più potente della loro. I padri dallo sguardo distratto non sono quindi sempre distratti. Sono come il computer quando fa l’antivirus, la memoria allocata per altre funzioni, lo spazio su disco sempre insufficiente. I padri dallo sguardo distratto sono connessi a un mondo in cui tu non puoi entrare, fanno lavori importanti che non sanno spiegare e vestono bene per non doversi sporcare. I padri dallo sguardo distratto sono stati, in passato, dei padri più attenti. Poi la vita, la noia o la paura di invecchiare han saputo attirare la loro attenzione; ne han deviato lo sguardo, imprigionato la luce.
I padri dallo sguardo distratto hanno spesso belle mogli ma non le sanno guardare.