L’uomo che incollava i 6×3 in tempi di crisi

Lo chiamo Gioacchino perché non so il suo nome. Lo vedo al mattino presto con il furgoncino, la scala e il secchio giallo nel quale immerge una vecchia scopa che estrae poi grondante di colla. Gioacchino è nel ramo affissioni: i 6×3 da campagna elettorale ma anche i 70/100, i bandi comunali e le locandine dei concerti. Quando suona un cantante che gli piace, ne tiene una per sé, la appende in camera e dopo una settimana, come da regolamento, forse la sostituisce.

Gioacchino ama il suo lavoro, lo fa con mano abile e lesta. Una passata di colla sul dorso per fissare il manifesto al supporto, poi apre la prima piega e distende una striscia di cartellone, che puoi anche giocare a indovinare il soggetto se per esempio sei un umarell e non hai nulla da fare tranne dare i consigli a chi lavora. Ma difficile dare consigli a Gioacchino perché di affissioni lui ne sa: in quattro movimenti il manifesto è steso allo sguardo dei passanti.

Quando è arrivata la crisi e tutti hanno smesso di fare pubblicità, in Comune gli hanno detto Gioacchino vai a tirar via i manifesti scaduti, che non facciamo beneficenza qui e ci manca che li lasciamo fuori fuori a sbafo. Così Gioacchino ha messo via la scopa e ha montato il raschietto in cima a un bastone. Ha fatto il giro dei suoi spazi e, con pazienza, li ha ripuliti. Con pazienza e con sofferenza, con l’espressione umiliata di chi obbedisce a un ordine inutile.

Gioacchino non conosce Mimmo Rotella ma lo apprezzerebbe. A volte si trova davanti a un manifesto che la pioggia e il vento hanno strappato con quella sapienza con cui spesso la natura ci stupisce. Allora ripone il raschietto nel pianale del furgone e risale al volante.

Ha il sorriso compiaciuto di un pirata.

Date: Date diverse Location: Milano