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Le persone care, rare

Accompagno mia mamma e mia zia nella casa al mare che fu di mia nonna. È la casa dove passavo le estati da bambino e sta per essere venduta. Le accompagno per dare un ultimo saluto ai ricordi; la nonna l’ho già salutata qualche anno fa, quando è morta. La casa negli anni si è rimpicciolita come una vecchia che sembra contrarsi in se stessa. Svuotata di tutto, con le pareti scrostate e il parquet scricchiolante, è diventata molto più piccola di quando ci andavo io. Ha mantenuto l’odore di salsedine e di umido. Ha mantenuto la luce della grande finestra. Gli operai hanno smontato tutto: armadi a muro, cucina, sanitari. Ma nel bagnetto sono rimaste le piastrelline blu che mi piacevano tanto. È l’unica foto che faccio: il punto esatto in cui una tessera più scura contrasta con quelle cerulee intorno. La fissavo, indispettito per quella difformità. Non sapevo ancora che, diventato adulto, mi sarei spesso sentito anche io così: come una tessera di colore leggermente diverso su una parete uniforme.

Poi scendendo ci fermiamo a salutare la vicina di casa. Cammina a fatica con le gambe curve e una specie di trespolo che fa molto film “Up”. Mi riconosce subito per aver passato del tempo – insinua, io non arrivo così indietro – sulle sue gambe o nel suo cortile a giocare. Io la ricordo bene solo a partire dai miei sei anni, anche se con uno strano effetto sfocato per il quale a istanti nitidi si alternano zone d’ombra completa. Ci dava delle caramelle all’anice che poi sputavamo nel tombino. E così ripenso a quelle persone che occupano un posto nella nostra vita pur essendo (molto) poco presenti. Persone rare ma care. Non gli affetti primari, la famiglia, gli amici più stretti. Nemmeno quelle presenze più durature e importanti come può essere stata la maestra delle elementari o un compagno poi perso di vita. Parlo di legami puntiformi: vicini del mare, appunto; la panettiera accanto alla scuola media dove adesso torno perché, in quella stessa scuola, ci va mio figlio; una signora che vedevo ogni primavera ai giardini sempre con lo stesso cane. Sono un po’ come alcune conoscenze virtuali di oggi: ci si scambia pezzi di vita, ci si vuole un po’ bene, si prova gratitudine quando una circostanza inattesa permette di rivederci.
Sono persone che non potremo salutare un’ultima volta, ma che in qualche modo portiamo con noi, sepolte nel ricordo.