La pacata rassegnazione del papà al saggio di Natale della scuola

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Le mamme della scuola media di mio figlio sono tutte uguali fisicamente. Per noi padri è quasi impossibile distinguerle: alte, magre, capelli mechati virati biondo, iphone sempre in mano, gruppo di whatsapp della mamme della scuola perennemente sott’occhio. Noi papà invece rappresentiamo un branco molto più eterogeneo: si va dai sovrappeso allegri, ai calvi precisini, ai brizzolati fascinosi. Le prof si distinguono dalle mamme perché hanno i capelli scuri e al saggio di Natale della scuola non indossano il cappotto.

Le mamme sanno tutto. Si conoscono tra loro, conoscono ovviamente tutti i compagni del/della/dei figlio/a/i; hanno organizzato il rinfresco, il regalo alle insegnanti e controllato che il ragazzo avesse con sé il necessario per il concerto. Se hanno parcheggiato in doppia fila e ti guardano con quella loro aria «Cosa sarà mai», non possiamo non assolverle.

Noi papà al saggio di Natale spicchiamo per inferiorità numerica e evidente smarrimento. Ci aggiriamo con lo sguardo sperso, temendo i saluti di qualche mamma che non sapremmo certamente riconoscere.

Ci tenderà la mano dicendo: «Sono la mamma di Arianna».
["Arianna chi?"] «Certo, Arianna».

«Bellissimo il tema di Francesco sulla visita al museo, si vede che è figlio di uno che scrive».

["Come fa questa a sapere 1. chi è mio figlio; 2. che c'era il tema; 3. di cosa ha parlato; 4. che voto ha preso; 5. che lavoro faccio"] «Grazie. Scusa, devo andare per…».

 

I papà alla festa di Natale si dividono in due categorie:

1. i rassegnati (ai quali appartengo con onore);

2. quelli che devono dimostrare qualcosa (che guardiamo con sospetto e diffidenza).

Noi papà rassegnati siamo molto meglio: ci concentriamo sul nostro figliolo, lo ammiriamo crescere con commozione, ignoriamo tutto il resto e cerchiamo di tornare a casa il prima possibile. A casa, per dimostrare che eravamo presenti, faremo qualche commento positivo e incoraggiante. A mezzogiorno avremo già archiviato il file della festa.

I papà che cercano di dimostrare qualcosa mi fanno paura: dentro sono confusi e smarriti come noi, però devono:

a) far vedere alle altre mamme, specie quelle più carine (sono tutte uguali ma non del tutto), quanto sono autonomi-presenti-responsabili. Pronunciano ad alta voce frasi come: «Suona bene che poi a casa ti faccio il risotto come lo so fare io»; «Ricordati di far firmare il diario».

b) umiliare gli altri padri sul loro stesso terreno (in realtà per trovare loro stessi conferme). Diciamo che sono il genere di maschio che sotto la doccia fa i confronti e fuori dalla doccia guida i SUV.

c) tentare di salvare il figlio dalla bocciatura facendo colpo sulle professoresse (questi sono tollerati).

Gli uni e gli altri, compostamente seduti sulle sedie mentre le seconde medie ci somministrano una playlist Bianco Natal e Jingle Bells per flauto dolce e pianola, guardiamo l’orologio interiore e giuriamo a noi stessi che il prossimo anno ci daremo malati.

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