Storytelling

Storytelling fatto a mano. Raccontare chi ci prova

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Metti di essere in metro e per una volta ti alzi per lasciare il posto non a una vecchietta ma a due ragazzi che trasportano:

- zainetto ipertrofico e pesante
- tavolino Decathlon da campeggio
- carrellino da mercato modello massaia di Voghera
- paletta e scopino.

Se non lo fai per gentilezza, lo fai per curiosità. E se sei curioso delle persone come lo sono io, inizi a parlare e scopri una bellissima storia di passione, riscatto e creatività che racconto in questa pagina insieme con le foto che sono andato a fare nel Laboratorio volante di scultura di Marika e Giacomo.

Nasce così la prima “puntata” di un nuova sezione di pochestorie.it nella quale vorrei raccogliere e raccontare storie di persone che ci provano, che si sporcano le mani, che si appassionano del loro lavoro. Nella mia lista per ora c’è un ingenioso ragazzo con una minuscola bottega di riparazione di elettrodomestici e un fiorista cieco che sceglie i fiori dal profumo.

Nell’attesa, ecco qualche foto di backstage del servizio sugli Scultori di strada.

6Y4B3471L’irresistibile attrazione di una persona che lavora! E dire che alle spalle degli umarells che vedete sulla destra c’è addirittura un cantiere con ruspa. Arte 1 – Edilizia 0

6Y4B3494Scultura raffigurante L’uomo che fissava i cantieri.

6Y4B3332Il milanese va di fretta, si sa. Ma poi c’è sempre qualcuno/a che si ferma…

6Y4B3532E poi si smonta, si pulisce, e via, a casa.

La gallery fotografica è qui.

Se volete passare a trovarli, li trovate ogni giorno all’angolo tra piazza Duomo e via Ugo Foscolo, ossia qui.

Il nemico invisibile

Il nemico invisibile
Il nemico invisibile

Tra le mie passioni, oltre a fotografare cimiteri e panni stesi, c’è quella di andare alla ricerca di manifesti strappati. Una specie di Mimmo Rotella al contrario (li immortalo, non li strappo).

Ne parlo in questa gallery, per esempio.

Un altro punto di vista

E’ un caso, certamente. Ma oggi mi sono capitati sotto gli occhi due video lontani nel tempo e diversi per contenuti, ma simili come tecnica narrativa e come effetto sul pubblico.

Il primo è Children see, children do ed è di sette anni fa: una campagna di Napcan sull’esempio dato dagli adulti ai bambini.

Il secondo, Oppressed majority, è un lavoro recente di Eléonore Pourriat e tocca il tema della violenza alle donne.

In comune i due video hanno l’approccio narrativo: ribaltare la situazione, assumere un punto di vista inedito e speculare a quello previsto da chi lo guarda. Il risultato è molto efficace e spiazzante.