Incontri
10 persone che non vorresti incontrare alle terme di Milano (e che invece fatalmente troverai)
Belle, le Terme di Milano. Bellissime. Scenografiche, lussuose, attrezzate. Hanno l’unico difetto di essere a Milano. Che poi non è Milano in sé, sono più i milanesi. Che ci si vada il lunedì mattina presto o il sabato in orario di aperi-terme, il rischio di incontrare una o più delle 10 persone che non vorresti mai incontrare non è un rischio, è una certezza.
Quali? Ma, ovvio, queste:
1. Il gruppo di amiche che festeggia l’addio al nubilato
Irrequiete come uno sciame di api, si spostano in gruppo e colonizzano in pochi secondi interi spazi: saune, vasche idromassaggio o sedie sdraio. Il brusìo che sentite in sottofondo è il loro inarrestabile vociare, punteggiato da risate adamantine e wow a grappolo. Se vi trovate circondati, potete solo intraprendere una onorevole ritirata o cercare di farvi offrire da bere.
2. Il neofita
Entra in sauna, si siede e si guarda intorno. Si accorge di essere l’unico con l’accappatoio addosso e pure l’unico senza asciugamano. Si alza, esce per deporre il primo e prendere il secondo. Rientra. Si siede. Si accorge ora di essere l’unico con le ciabatte di gomma ai piedi che stanno iniziando a fondere tipo mozzarella sulla pizza. Si alza, esce, le lancia davanti alla porta. Rientra. Si siede. Nel frattempo, con tutti questi andirivieni, la temperatura della sauna è già scesa di almeno venti gradi. Si guarda intorno, chiede: “A cosa serve quella clessidra?”, si alza e la gira mentre è a metà. Si risiede. Si guarda intorno e dice: “Figa che caldo!”. Si alza. Esce.
Ovunque andiate, lo ritroverete nella prossima stanza.
3. L’uomo con i bermuda da surf
Spesso in coppia con il precedente, indossa pantaloncini da mare al ginocchio, a motivi floreali e di colori sgargianti. Quando esce da una vasca, il livello dell’acqua scende di dieci centimetri e il pavimento si allaga. In sauna, ricorda tanto la ricetta del merluzzo al vapore nella versione di Antonella Clerici.
4. L’esperto
Forse peggio del neofita. Ha un diploma di aufguss-master preso in Austria. Conosce ogni anfratto e ogni beneficio delle terme. Le frequenta con cadenza bisettimanale. Non lesina consigli richiesti o meno. Pontifica sulla materia.
Lui non smetterà. Dovete allontanarvi voi.
5. Ah, non è Gardaland?
Non ha capito. Forse si è sbagliato a leggere il volantino, oppure ha fatto confusione su groupon. Si aggira per i locali con aria eccitata e allegra, ride, si mette in fila appena vede della gente in coda (spesso, se donna, davanti ai bagni). Appena uscito da una attrazione vasca si mette immediatamente alla ricerca della successiva.
Solitamente stramazza dopo una mezz’ora, sfinito dall’alternanza caldo-freddo.
6. La coppia in piena tempesta ormonale
Colpa del buio, delle bollicine, dell’inevitabile promiscuità del luogo e dell’amore, probabilmente in quest’ordine. La coppia in tempesta ormonale è posseduta dal desiderio e non riesce a frenare la necessità fisica di effusioni. Similmente a chi si scaccola al volante, ritiene che la trasparenza dell’acqua, al pari di quella del vetro, renda in realtà invisibile chi si trova all’interno. Si concede così danze rituali di accoppiamento nella vasca idromassaggio, se non in taluni casi veri e propri accoppiamenti rituali senza danza.
La vera coppia in tempesta ormonale si riconosce facilmente ex post perché il maschio esce dalla vasca un dieci minuti dopo la femmina. Quando le acque si sono – per così dire – calmate.
7. Il maniaco
Perfetto complemento del punto precedente, solca i locali con sguardo affilato e passa ai raggi X ogni esemplare appetibile. Animato da una sete di ricerca difficilmente estinguibile, passa di vasca in vasca, di bagno turco in sauna, con lodevole tenacia. Appena ritiene di essere in presenza di un caso meritevole di studio approfondito, prende posto accanto o di fronte al soggetto e si pone in stato di contemplazione. Ma poiché non si può frenare il progresso, sarà presto attratto da una nuova conquista.
Aspettare è infatti il modo più semplice per levarselo di torno.
8. La ragazza che si è dimenticata di togliere il trucco
Il primo pensiero è ad Halloween. A una serata a tema zombie. Poi l’aria inconsapevole della ragazza, che contrasta con i suoi occhi cerchiati di nero slavato e con la lacrima mortifera color carbone che scivola lungo la guancia, offrono un importante indizio.
“Dimenticato di togliere il trucco? Non hai visto il latte detergente nello spogliatoio?”.
L’unico dubbio è se farglielo notare o godersi le occhiate di chi la incrocia.
9. L’ipoteso
La variante termale della sala d’aspetto del medico. Appena seduto in sauna, inizia a condividere con tutti i suoi problemi di pressione, l’anamnesi clinica, i sintomi più evidenti, senza trascurare precedenti casi di svenimenti in luoghi pubblici affollati. Quando vede serpeggiare una certa inquietudine nei presenti, fissa il pulsante rosso dell’emergenza e chiede: “A cosa serve quello?”, con aria di pericolo imminente.
Varianti possibili: soggetto con pressione alta; gonfiore ai piedi; flatulenza da sauna; labirintite.
10. Gli amici dell’aperi-sauna
Ahimè, la specie più diffusa. Frequentano le terme più per il buffet gratuito (in realtà lautamente pagato con il biglietto d’ingresso) che per le acque, che anzi disdegnano in favore del prosecco. Stazionano a branchi di fronte al rinfresco con la caparbietà delle zie ai matrimoni.
Sono molesti ma sono innocui. Mentre loro mangiano i grissini, lasciano libere le saune e le piscine per voi.
Ayse Deniz Pink Floyd Classical Concept
Assai spettacolosa, ieri sera sul main stage del GAM per Pianocity, la performance di Ayse Deniz Gokcin, pianista di orgine turca, di quelle che si possono serenamente definire enfant prodige, visto che ha esordito a nove anni e a tredici già suonava con i più grandi direttori d’orchestra.
Appassionata dei Pink Floyd, ha iniziato a comporre degli arrangiamenti in stile Liszt di alcune loro canzoni, presto diventate un successo su youtube. Da lì, l’album Pink Floyd Classical Concept.
Ieri, dunque, in un parco della villa Reale di Milano che sembrava per l’occasione un Woodstock senza canne, Ayse Deniz ha incantato tutti con un concerto di un’ora che ha spaziato in tutto il repertorio dei Pink Floyd. Al piano, ma anche “suonando” direttamente le corde del piano con un vinile spezzato o con dei cucchiana di legno da cucina, la pianista ha regalato delle versioni totalmente nuove eppure sempre riconoscibili di brani celebri.
Qui sotto un assaggio: Wish You Were Here e Another Brick in the Wall.
Incontrare Verga a Catania
Poco più di ventiquattro ore a Catania, a fare lezione a gente sveglia in un posto come questo (un posto da feticisti e da amanti dei libri), dove si recava spesso Verga.
E poi ritrovare lo stesso Verga, la domenica mattina, al Cimitero Monumentale, altro posto da feticisti, dove sono andato a fare foto all’orario di apertura.
Lady Madonna e le altre foto che ho fatto a Catania si trovano (anche) qui.
La pacata rassegnazione del papà al saggio di Natale della scuola
Le mamme della scuola media di mio figlio sono tutte uguali fisicamente. Per noi padri è quasi impossibile distinguerle: alte, magre, capelli mechati virati biondo, iphone sempre in mano, gruppo di whatsapp della mamme della scuola perennemente sott’occhio. Noi papà invece rappresentiamo un branco molto più eterogeneo: si va dai sovrappeso allegri, ai calvi precisini, ai brizzolati fascinosi. Le prof si distinguono dalle mamme perché hanno i capelli scuri e al saggio di Natale della scuola non indossano il cappotto.
Le mamme sanno tutto. Si conoscono tra loro, conoscono ovviamente tutti i compagni del/della/dei figlio/a/i; hanno organizzato il rinfresco, il regalo alle insegnanti e controllato che il ragazzo avesse con sé il necessario per il concerto. Se hanno parcheggiato in doppia fila e ti guardano con quella loro aria «Cosa sarà mai», non possiamo non assolverle.
Noi papà al saggio di Natale spicchiamo per inferiorità numerica e evidente smarrimento. Ci aggiriamo con lo sguardo sperso, temendo i saluti di qualche mamma che non sapremmo certamente riconoscere.
Ci tenderà la mano dicendo: «Sono la mamma di Arianna».
["Arianna chi?"] «Certo, Arianna».
«Bellissimo il tema di Francesco sulla visita al museo, si vede che è figlio di uno che scrive».
["Come fa questa a sapere 1. chi è mio figlio; 2. che c'era il tema; 3. di cosa ha parlato; 4. che voto ha preso; 5. che lavoro faccio"] «Grazie. Scusa, devo andare per…».
I papà alla festa di Natale si dividono in due categorie:
1. i rassegnati (ai quali appartengo con onore);
2. quelli che devono dimostrare qualcosa (che guardiamo con sospetto e diffidenza).
Noi papà rassegnati siamo molto meglio: ci concentriamo sul nostro figliolo, lo ammiriamo crescere con commozione, ignoriamo tutto il resto e cerchiamo di tornare a casa il prima possibile. A casa, per dimostrare che eravamo presenti, faremo qualche commento positivo e incoraggiante. A mezzogiorno avremo già archiviato il file della festa.
I papà che cercano di dimostrare qualcosa mi fanno paura: dentro sono confusi e smarriti come noi, però devono:
a) far vedere alle altre mamme, specie quelle più carine (sono tutte uguali ma non del tutto), quanto sono autonomi-presenti-responsabili. Pronunciano ad alta voce frasi come: «Suona bene che poi a casa ti faccio il risotto come lo so fare io»; «Ricordati di far firmare il diario».
b) umiliare gli altri padri sul loro stesso terreno (in realtà per trovare loro stessi conferme). Diciamo che sono il genere di maschio che sotto la doccia fa i confronti e fuori dalla doccia guida i SUV.
c) tentare di salvare il figlio dalla bocciatura facendo colpo sulle professoresse (questi sono tollerati).
Gli uni e gli altri, compostamente seduti sulle sedie mentre le seconde medie ci somministrano una playlist Bianco Natal e Jingle Bells per flauto dolce e pianola, guardiamo l’orologio interiore e giuriamo a noi stessi che il prossimo anno ci daremo malati.