Monthly Archives: maggio 2014
E così vuoi lavorare nell’editoria?
«Alle cene cui prende parte un editor c’è sempre un aspirante autore,
un po’ come alle cene cui prende parte Miss Marple c’è sempre un assassino.»
Ci sono mestieri difficili da fare ma facili da spiegare: mettiamo il cardiochirurgo, il violinista professionista o anche il soffiatore di vetro. Tutti sanno cosa siano e a cosa servano. Mestieri difficili da spiegare e basta (più che altro per ragioni di pudore): tipicamente la prostituta e il giornalista. Poi mestieri difficili da fare e impossibili da spiegare: uno di questi è l’editor.
Ora, si potrebbe obiettare che non ci sia nemmeno una ragione precisa per conoscere chi sia e cosa faccia un editor. Gente è vissuta benissimo senza sapere di cosa si occupi un social media manager, per dire, potrai fare a meno di conoscere le figure professionali della filiera del libro. D’accordo, del resto i mestieri-difficili-da-spiegare si portano sempre dietro un certo quale senso di colpa: se non si capisce cosa siano vuol dire che non sono proprio dei lavori veri veri.
Tuttavia. Tuttavia ci sono tre circostanze per le quali può essere necessario che tu sappia chi è un editor e cosa faccia; in tal caso mi sentirei di consigliarti la lettura di questo E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor di Alessandra Selmi, Editrice Bibliografica.
Caso numero 1: sei un editor
Se sei un editor, ma anche un redattore, un revisore, un editore, un libraio, insomma se ti occupi di libri per professione, ti sentirai a casa, avrai il piacere di riconoscerti nelle dinamiche editore-autore, nelle piccole grandi paranoie dello scrittore, ti sentirai meno solo nel compito arduo di ridare forma a un testo. Riderai non poco e poi accorgerai di un sorrisetto ironico sulle labbra.
Caso numero 2: sei uno scrittore o un aspirante scrittore
Se sei uno scrittore o ancora di più un aspirante scrittore (magari di quelli che si ritengono già tali anche senza aver pubblicato nulla) avrai una sorta di visita guidata nel dietro le quinte di una casa editrice: capirai perché gli editori seri facciano aspettare qualche mese prima di rispondere a una proposta editoriale (perché la leggono), quali tuoi atteggiamenti potranno favorire questa lettura e quali altri la potranno irrimediabilmente compromettere (ampia casistica di situazioni in cui non presentare il proprio manoscritto), vedrai forse per la prima e ultima volta il tuo libro con gli occhi di chi ti aiuta a renderlo migliore. Consiglio per esempio il capitolo sulle lettere di accompagnamento e sulle telefonate di recall.
Caso numero 3: sei un lettore
Sì, i lettori sono meno degli scrittori, ma ciò non toglie che possa essere molto interessante scoprire il percorso che compie un manoscritto per diventare libro, quali cure e attenzioni gli vengano rivolte, quale sia il contributo spesso invisibile che alcuni professionisti danno al testo proprio a vantaggio del lettore. Il romanzo rilegato che ti guarda dal banco della libreria è il prodotto di un lungo viaggio. E in questo viaggio, oltre all’autore, solo un’altra persona è stata sempre in contatto con la storia che stai per leggere: questa persona è un editor, e ora saprai chi è e cosa fa.
Ma c’è di più, questo libretto è prima di tutto un atto d’amore per una professione importante, che rischia di essere a volte sacrificata per motivi economici o di tempo, un omaggio alla qualità del libro, sia esso il Grande Romanzo o il romanzetto. Alessandra Selmi ne parla con ironia, soprattutto auto-ironia (in quanto in questo caso essa stessa esordiente), attinge alla sua esperienza professionale senza farla pesare, anzi con leggerezza e umorismo. Cita episodi reali e prototipi realistici di autori, quando serve li bacchetta. Ma niente effetto maestrina, anche se la penna rossa in mano ce l’ha eccome, perché sa che a un editor non è perdonato nulla, né un refuso, né una ripetizione.
E soprattutto, nessuno capisce cosa faccia davvero di lavoro, ma in ogni situazione ci sarà sempre qualcuno che tirerà fuori da un borsa un fascio di fogli e glielo lascerà in lettura sperando in una pubblicazione.
Ayse Deniz Pink Floyd Classical Concept
Assai spettacolosa, ieri sera sul main stage del GAM per Pianocity, la performance di Ayse Deniz Gokcin, pianista di orgine turca, di quelle che si possono serenamente definire enfant prodige, visto che ha esordito a nove anni e a tredici già suonava con i più grandi direttori d’orchestra.
Appassionata dei Pink Floyd, ha iniziato a comporre degli arrangiamenti in stile Liszt di alcune loro canzoni, presto diventate un successo su youtube. Da lì, l’album Pink Floyd Classical Concept.
Ieri, dunque, in un parco della villa Reale di Milano che sembrava per l’occasione un Woodstock senza canne, Ayse Deniz ha incantato tutti con un concerto di un’ora che ha spaziato in tutto il repertorio dei Pink Floyd. Al piano, ma anche “suonando” direttamente le corde del piano con un vinile spezzato o con dei cucchiana di legno da cucina, la pianista ha regalato delle versioni totalmente nuove eppure sempre riconoscibili di brani celebri.
Qui sotto un assaggio: Wish You Were Here e Another Brick in the Wall.
La fiera prima della fiera [Salone del Libro 2014]
Ho sempre amato la fiera prima della fiera. I corridoi pieni di scatoloni vuoti, resti di imballaggi e bancali. Il via vai degli elettricisti e dei mulettisti. Gli “adetti ai lavori” in jeans e t-shirt, il bar del Lingotto senza coda. Gli stand che prendono forma e che puoi provare a immaginare come saranno domani, con i libri esposti e la gente che cerca di rubarli (dinamica tipica delle fiere). Le corsie senza moquette e senza la mascotte di Geronimo Stilton.
Verso sera gli standisti se ne andranno, lasciando il campo agli allestitori. Nella notte stenderanno chilometri di moquette rossa a coprire il cemento nero dei padiglioni, sparpaglieranno estintori e piante, taglieranno la plastica che copre la moquette degli stand.
Giro per i padiglioni, vedo Einaudi ancora in fasce, Mondadori in mutande e la Gran Loggia d’Italia che ha incappucciato anche le sedie (una scelta di grande coerenza). Vedo un nuovo reality sugli scrittori impegnati nei lavori domestici che prende forma.
Al mattino, stamattina, comincia il Salone del Libro. Chi lo vede tutto in tiro non sa che è come una ragazza che ieri sera era in tuta.
#intantoleggo
Parte oggi, ma ha già girato l’Italia nelle scorse settimane raccogliendo storie e immagini. E’ #intantoleggo, la campagna di Bookrepublic con le foto di Valentino Candiani per raccontare gli spazi, i tempi, gli incastri acrobatici, le oasi di silenzio (in monastero o con le cuffiette in testa) del Paese che legge. Che legge intanto, riappropriandosi di sé e del proprio tempo.
Su facebook la campagna è qui.
Ognuno può partecipare, condividendo, commentando, raccontando: io lo faccio con le mie foto (in questa gallery) e con questo breve ma tempestivo post…
Ok il crowdfunding, datemi ora il timefunding e l’inspirationfunding
Si fa un certo parlare di Bookabook, la piattaforma di crowdfunding sulla quale è possibile sostenere attraverso piccole quote la pubblicazione di un libro. Solovki di Claudio Giunta, per esempio, è stato finanziato con 4.068 €, mentre il romanzo di Lidia Ravera Gli scaduti ha raccolto finora 3.668 €.
Nato di fronte ai tornelli della metropolitana e lanciato con il noto claim (Armando Testa, pare) «Scusa, c’hai cento lire che devo fare il biglietto?», il crowfunding ha conosciuto dagli esordi pioneristici ad oggi una crescita qualitativa e quantitativa impressionante, arrivando a finanziare opere di ingegno in quasi tutti i settori della creatività: dalla produzione di prototipi a viaggi a – come detto – libri.
Nei processi creativi, però, i soldi sono solo uno dei fattori limitanti. Gli altri due, dato per assodato il talento che «uno non se lo può mica dare», sono il tempo e l’ispirazione. Ecco quindi una modesta proposta, che potete applicare subito anche a me, così per testarla.
1. Timefunding
Regalami un po’ del tuo tempo (questa, ok, l’aveva già inventata la banca del tempo, ma in questo caso non ho nessuna intenzione di restituirti il tempo che mi presti, conto solo di usarlo bene). Puoi contribuire in tagli di diversa durata:
15′-30′
- ti smollo una mail da scrivere
- mi vai a prendere il figlio a nuoto
- ti spiace passare in tintoria? Ah, già che ci sei, ci sarebbe anche una raccomandata da ritirare in posta
- ti passo la Fìdaty e mi fai una spesa veloce
1-4 h
- ti do le chiavi di casa e ti nomino Colonnello, ci si rivede a cena
- hai in mente quel cambio di stagione che incombe?
- avrei un qualche migliaio di foto da organizzare
- ti alzi ogni giorno un’ora prima al posto mio
0,5-1 d
- ti travesti da me e vai a lavorare al mio posto (non è difficile, ti spiego tutto prima)
- sequestri i miei figli e aspetti mezza giornata a chiedere il riscatto
- sequestri me e segui le stesse procedure
Io in cambio userò questo tempo per fare foto e scrivere e ti citerò nei ringraziamenti del libro e nei dati exif delle foto.
2. Inspirationfunding
Si dà anche il caso in cui uno abbia tempo ma non gli venga in mente nulla di sensato/produttivo. Ecco dunque l’ultima frontiera: l’inspirationfunding!
Vuoi essere azionista di una mia opera d’ingegno? Puoi contribuire così:
- inviando playlist di Spotify particolarmente motivanti
- copiaincollando brani di libri assolutamente ispiratori ma non troppo ben scritti per non suscitare l’effetto demotivante dell’«è troppo bravo»
- mandando sms di richiamo all’ordine (con alcuni funziona, con me no)
- facendo recapitare a casa giardini zen, tronchetti della felicità e bonsai
- tutto ciò che la tua ispirazione, nel tentativo di travasarsi nella mia, suggerirà
Grazie.