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Il fascino anti economico della scrittura
Il fascino della scrittura risiede anche nella sua anti economicità, nello squilibrio tra la fatica che richiede e il risultato, a volte apparentemente insignificante, che raggiunge.
Tra le molte ore passate a scrivere e le poche ore necessarie per leggere un romanzo.
Tra le revisioni di una frase contorta in bozze e poi scorrevole sulla carta.
Il fatto che qualcuno abbia voluto, dovuto, investire in una impresa tanto poco redditizia la rende di per se stessa preziosa.
Il nemico invisibile
Tra le mie passioni, oltre a fotografare cimiteri e panni stesi, c’è quella di andare alla ricerca di manifesti strappati. Una specie di Mimmo Rotella al contrario (li immortalo, non li strappo).
Ne parlo in questa gallery, per esempio.
Perché leggo i libri di scrittori che potrebbero essere i miei vicini di casa
Mi sta succedendo una cosa, ma non me ne sono accorto subito. Tipo non me ne sono accorto questa estate quando ho letto un giorno Cargo di Matteo Galiazzo, il giorno dopo Il metodo della bomba atomica di Noemi Cuffia, quello dopo ancora – avevo molto tempo libero – Piccolo testamento di Gabriele Dadati. Non me ne ero accorto nemmeno a giugno quando avevo letto Il male naturale e La felicità terrena di Giulio Mozzi. O prima ancora con E qualcosa rimane di Nicoletta Bortolotti. Ho cominciato ad avere dei sospetti qualche giorno fa, quando ho abbandonato il romanzo di un autore americano (di cui tacerò il nome) per prendere in mano Le molecole affettuose del lecca lecca di Francesco Consiglio, leggerlo in tre giorni – durante l’anno ho meno tempo che d’estate – su consiglio di un’amica e, finito questo, iniziare a ruota Il rutto della pianta carnivora ancora di Matteo Galiazzo, anche questo consigliatomi.
Qual è dunque questa cosa che sta succedendo a me, ma magari non solo a me? Non, come si potrebbe pensare, che leggo quasi solo libri di Laurana, quello è un caso o invece forse c’entra per il lavoro che stanno facendo con la collana Reloaded curata da Marco Drago e anche con gli altri titoli curati da Gabriele Dadati (al quale ho anche dedicato un racconto, ormai si penserà minimo minimo a sordidi do ut des letterari). Nemmeno che compro libri solo in base al passaparola, anche se pure questo c’entra. In realtà “la cosa” di cui mi sono accorto è questa: ho voglia di leggere libri di autori italiani, bravi, se possibile più o meno miei coetanei, viventi (almeno al momento), non troppo famosi, non troppo prolifici, e soprattutto (soprattutto) in qualche modo accessibili. Voglio sentirli vicini. Voglio pensare che, se non avessi capito qualcosa, o se mi fossi commosso alle lacrime, potrei scrivergli o citofonare alle otto del mattino della domenica per dirglielo. Voglio pensare che possano essere i miei vicini di casa.
Questa cosa, credo, ha un suo fondo di verità: una volta lo scrittore era qualcuno di distante, tipicamente rinchiuso in una torre d’avorio, che avvicinavamo solo attraverso i suoi libri e ciao. Al limite scrivevi all’editore se proprio volevi indietro i soldi.
Ora i soldi li posso chiedere indietro direttamente all’autore.
O magari posso vedere che faccia ha e che cosa legge lui.
Community? Tribù? Spero di no, aborro. Ma questa accessibilità mi piace. Magari non la userò mai, ma mi rassicura, mi avvicina, mi fa compagnia, mi fa pensare a una lettura partecipativa, a una società per azioni della narrazione (poi magari tra loro gli autori che ho citato si odiano tutti e si mettono i refusi nei libri a vicenda, ma mi pare di no). Un po’ come essere a cena in una trattoria e ce li hai lì al tavolo accanto che basterebbe anche solo alzare lo sguardo e far vedere con un’aria intelligente che lo hai capito benissimo che è lui quello di cui hai appena letto il libro, senza però bisogno di essere fisionomista che io lo sono poco.
Infatti, a riprova che ho ragione
Matteo Galiazzo: non lo conosco (credo sia tipo scomparso facendo perdere le sue tracce), ma conosco Marco Drago che ha curato la collana, mi sono fidato di lui e di Mozzi.
Noemi Cuffia: la conosco e ho bevuto anche un caffè con lei.
Gabriele Dadati e Giulio Mozzi: li conosco e li frequento, a volte anche insieme; spero pure di fare un giorno la Bottega di narrazione.
Nicoletta Bortolotti: amici dall’adolescenza, scriveva delle poesie pazzesche e io pensavo «diventerà una grande poetessa», ho sbagliato di poco.
Francesco Consiglio: mi ha chiesto l’amicizia su facebook.
NB. Ho messo tutti i link di acquisto a Bookrepublic perché sono gli amici miei e posso citofonare anche a loro.