Monthly Archives: novembre 2013
Resistenza culturale alle fascette sui libri
Non sarà sfuggito nemmeno al più distratto frequentatore di librerie il proliferare canceroso di fascette promozionali. Un discreto sforzo di immaginazione per gli addetti al marketing che devono sfornare superlativi assoluti come pagnotte normalmente con una proporzionalità inversa tra valore del libro e dimensione della fascetta.
Chi fosse interessato al tema troverà esauriente documentazione sul blog di Alberto Forni Fascetta nera.
Personalmente do il mio piccolo contributo di resistenza attiva creando fascette ribelli che poi posiziono e fotografo nella totale, sfrontata illegalità sugli scaffali della libreria. Questa forma di resistenza può assumere diverse forme: dalla creazione di fascette ad hoc (in questo post alcuni esempi), allo scambio di fascette con evidenti effetti paradossali e comici, alla sovrapposizione reiterativa (di queste ultime due tipologie darò conto in seguito).
Esempio?
Ecco qui.
Fase uno
Creazione della fascetta.
Fase tre (non documentata)Fuga.
Ecco altri due esempi di ambito culinario e per così dire cinematografico.
Naturalmente è d’obbligo che almeno una fascetta riporti il giudizio di D’Orrico.
- continua -
I libri, dei veri bastardi
Non è vero che i libri sono amici. I libri – diciamolo – sono tra gli esseri viventi più insensibili e feroci che esistano.
Possono farti piangere irrefrenabili lacrime amare senza provarne vergogna. Farti innamorare di autentici bastardi. Tenerti sveglio la notte incuranti delle tue emozioni, anzi sghignazzando nel buio mentre ti fissano dal comodino. Ti seducono fino a quando ti accorgi di non poter più fare a meno di loro.
Mentono, ingannano, manipolano. Suscitano domande ma non forniscono spiegazioni. Ti lasciano senza rimorso ma se provi ad abbandonarli si vendicano crudelmente causando forti sensi di colpa. Si lasciano prendere da tutti, offrendosi sugli scaffali come puttane, ma non si legano a nessuno. Possono irrompere nella tua vita e trasformarla in un bordello di fazzoletti accartocciati e pizza fredda nei cartoni. Poi scomparire. Tornare dopo anni, quando credi di averli dimenticati e rimettere tutto in disordine.
Pensi di possederli, ma è vero il contrario.
Tu credi di leggerli, ma sono loro a leggere te.
(nella foto, mia poesia dorsale)
Quando Jonathan Coe autografò il mio kindle
In coda con gli altri lettori, ciascuno con uno o più libri da far autografare da Jonathan Coe ospite della libreria Feltrinelli di piazza Piemonte.
In mano ho un pennarello Uni Posca bianco a punta fine. Nell’altra il mio vecchio kindle sul quale sto leggendo What a Carve Up! (in italiano La famiglia Winshaw, uno dei miei romanzi preferiti).
Arriva il mio turno, porgo a Coe il kindle. Lui sorride, lo rigira tra le mani con una certa cautela. Poi mi chiede se posso mostrargli il suo libro sul reader. Credo che voglia verificare se è una copia autentica, così preciso che l’ho pure acquistato legalmente da Amazon. Ride. Spiega che – semplicemente – non ha mai visto un suo romanzo su un ereader. (Possibile? Alla Penguin non ci ha pensato nessuno?). Lo scorriamo insieme, poi gli porgo il pennarello. Firma al centro del dorso nero. La sua grafia spicca sulla plastica.
«It’s my first time to sign a kindle», confida.
Sorrido compiaciuto per il privilegio.
«It’s the beginning of the end», conclude.